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giovedì 3 aprile 2014

TURISMO: Adoc, serve ripartire dall’ABC – “Ambiente-Benessere-Cultura” – e ridare competenza allo Stato


                                        Aereo


Il turismo in Italia è un settore in forte crisi, nonostante l’offerta disponibile. Per Adoc bisogna puntare su Ambiente, Benessere e Cultura, valorizzando anche la produzione enogastronomica italiana e l’immenso patrimonio storico-culturale-naturale di cui disponiamo. Inoltre, va ricentralizzata la competenza sul settore, lo Stato deve tornare a occuparsene direttamente, ad oggi le Regioni non riescono a gestirlo in modo efficiente.
“Il turismo tradizionale è in forte crisi. L’Italia non può fare a meno di questo settore, è necessario valorizzarlo ripartendo dall’ABC: Ambiente-Benessere-Cultura e facendo tornare di competenza dello Stato – dichiara Lamberto Santini, Presidente dell’Adoc – le Regioni non sono riuscite a gestire in modo efficiente ed efficace l’offerta di cui dispongono, è necessario fare un passo indietro e ridare la gestione allo Stato centrale. Un turismo efficiente permette al Paese di potersi rimettere in piedi e di tamponare la crisi occupazionale, soprattutto quella giovanile. Per quanto riguarda il turismo ambientale, questi vive della grande spinta degli agriturismi, grazie sia ai prezzi più convenienti rispetto agli alloggi tradizionali sia alla possibilità di soggiornare in zone a grande impatto ambientale e paesaggistico. E’ una tipologia di turismo diffusa in tutta Italia, che ogni anno aumenta il suo bacino d’utenza. Visto l’immenso patrimonio naturale di cui disponiamo sarebbe delittuoso non sfruttarne il potenziale, migliorando l’offerta sia in termini qualitativi che quantitativi, guardando anche e soprattutto ai turisti stranieri, valorizzando e tutelando i paesaggi naturali. Il turismo termale centrato sul benessere fattura circa 1 miliardo di euro l’anno. In Italia nell’ultimo anno circa il 5% dei turisti, pari a 6 milioni, di cui il 70% italiani e il 30% stranieri, ha soggiornato presso un centro termale, una percentuale in crescita dell’1,5% annuo. Le principali Regioni dove si concentra tale forma di turismo sono la Toscana (40% delle preferenze), il Veneto (25%), il Trentino-Alto Adige (20%), la Campania, l’Emilia-Romagna e il Lazio (10%). Per ultimo il turismo culturale e religioso. Se per la prima tipologia emergono le città d’arte come Firenze, Venezia e Roma, è soprattutto la seconda che sta vivendo un periodo di grande crescita. Roma è la più importante meta religiosa del mondo cattolico, ogni anno viene visitata da circa 16 milioni di pellegrini, dei quali circa il 40% è rappresentato da stranieri. Sono complessivamente 25 milioni i turisti che in Italia optano per il turismo di fede. Il turismo religioso va fatto conoscere e va diffuso, occorre sviluppare e migliorare le strutture ricettive e culturali, farli diventare dei business strategici, in grado di attrarre turisti in tutte le stagioni, soprattutto gli stranieri. Per fare un paragone il Santuario della Madonna di Lourdes accoglie ogni anno 5 milioni di visitatori, un terzo di Roma mentre il Cammino di Santiago in Spagna riceve la visita di circa 350mila pellegrini l’anno. In Italia Roma attrae il 65% dei turisti “di fede”, staccando e di molto altri importanti luoghi come la Basilica di San Francesco ad Assisi, la Chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo e l’intera Via Francigena. Il giro d’affari di Roma è equivalente al 60% dell’intero fatturato proveniente dal turismo religioso in Italia, pari a 5 miliardi di euro annui. Bisogna anche puntare sul turismo enogastronomico, potenziando e rivalutando tutto il comparto Made in Italy del settore. E’ un nostro punto di forza riconosciuto a livello internazionale, sarebbe saggio puntarci tutto l’impegno possibile.”
Un’altra possibilità di rilancio per il turismo viene, a parere dell’Adoc, da una riduzione dell’imposta sul valore aggiunto, portandola dal 10 al 5%. I vantaggi sarebbero evidenti, traducendosi in maggiori consumi, investimenti e posti di lavoro.
“Uno dei modi per rilanciare il turismo è abbassando l’Iva che grava sul settore, portandola dall’attuale 10% al 5% – continua Santini – l’iniziale perdita del gettito Iva sarebbe immediatamente assorbita dall’aumento, secondo nostre stime del 10% minimo, dei consumi turistici e dei consumi collegati, nonché dall’aumento della base imponibile. Inoltre si creerebbero condizioni favorevoli per maggiori investimenti nel settore e per un incremento dei posti di lavoro. “

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