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martedì 5 febbraio 2013

Sigarette elettroniche, Adoc: bene i sequestri, fenomeno in crescita

                                                          

La diffusione non controllata delle sigarette elettroniche “fa insorgere situazioni complesse e potenzialmente dannose per i consumatori”, afferma l’Adoc dopo l’ultimo sequestro di prodotti – ieri la Guardia di Finanza ha sequestrato ad Ancona e Senigallia 448 sigarette elettroniche e accessori privi delle informazioni necessarie per identificare il produttore e l’importatore e i materiali di composizione – che segue una serie di analoghi interventi nei confronti di prodotti con etichettatura irregolare o privi dei necessari controlli di qualità. L’Adoc torna a soffermarsi sul fenomeno per sottolinearne il boom.
Spiega il presidente dell’associazione Lamberto Santini: “Le sigarette elettroniche stanno vivendo un momento di forte crescita, ad oggi stimiamo siano circa 400mila gli italiani che le fumano, un numero in crescita di circa il 25% nell’ultimo anno, per un giro d’affari di oltre 90 milioni di euro annui, considerando che la spesa annuale si aggira sui 230 euro tra acquisto del kit, ricariche e ricambi. Ma oltre ai possibili effetti dannosi non vi è certezza sulla reale efficacia come supporto all’eliminazione del vizio. Anzi, mantenendo la gestualità e la forma della sigaretta tradizionale c’è il rischio di un invogliamento a fumare anche in quei soggetti “non-fumatori” che magari acquistano l’e-cig perché “trendy” e nei giovani under 16, che possono facilmente aggirare il divieto d’acquisto comprando l’occorrente in rete. A questo è connesso anche il pericolo contraffazione, particolarmente gravoso in quanto attinente un prodotto legato alla salute”.
Delle sigarette elettroniche l’associazione denuncia anche la mancanza di una normativa, che fa sì che i fumatori usino le e-cig laddove non è permesso fumare, come i locali pubblici. “Come Adoc – afferma l’associazione – crediamo che le sigarette elettroniche debbano essere innanzitutto regolamentate e vendute come dispositivi medici o farmaci, come avviene in altri Paesi europei quali Austria e Danimarca; necessitino di un’etichettatura più chiara e completa, visto che ad oggi vi è segnata solo la raccomandazione di utilizzarle lontano dai bambini; debbano essere equiparate alle sigarette relativamente alla pubblicità, alle diciture sulle confezioni e all’osservanza dei divieti di fumo”.

Fonte Help Consumatori

giovedì 15 settembre 2011

Un "Pronto soccorso" per la sanità brindisina.



Si susseguono a ritmo incessante sugli organi di stampa le dichiarazioni da parte di addetti al servizio sanitario locale circa le disfunzioni e i disservizi lamentati dai cittadini.
Ognuno sia essa parte politica che operatori del settore cercano di difendere il proprio con il risultato che tutto rimane invariato e alle necessità si risponde con atti di accusa.
Ultima in ordine di tempo l’affermazione del direttore del pronto soccorso di Brindisi che asserisce il fatto che i cittadini abusano dell’ospedale con particolare riferimento al mancato coinvolgimento dei medici di base.
Tali affermazioni possono essere tollerate se provenienti da soggetti che non conoscono la rete di assistenza sanitaria presente sul territorio ma detta da un operatore del settore ci appare quanto mai fuori luogo e finalizzata solo a spostare il problema sull’utenza.
Partiamo con la rete di assistenza territoriale venuta meno con la razionalizzazione delle strutture esistenti e il mancato coinvolgimento della sanità di base oltre ai servizi sociali.
Nello specifico ci riferiamo alla chiusura e/o ridimensionamento dei consultori famigliari veri e propri presidi nei quartieri sia in termini di informazione che di prevenzione.
Sul ruolo dei medici di base condividiamo l’utilità anche se nella pratica diviene impossibile avere la disponibilità del medico nel momento in cui si manifesta una patologia specie quando parliamo di persone anziane quasi impraticabile risulta chiedere ad un soggetto anziano affetto da patologie di recarsi presso un ambulatorio medico con il rischio di doversi mettere in coda persino agli informatori scientifici.
La prevenzione in questi casi assume un ruolo fondamentale anche con il coinvolgimento delle strutture sociali degli enti locali.
Questo anno non abbiamo registrato programmi di monitoraggio della salute pubblica in considerazione delle temperature che risultano insopportabili persino per chi non soffre di particolari patologie. Da qui il risultato che in molti optano per i pronto soccorso che non è paragonabile ad una scampagnata. Quanti hanno dovuto fare ricorso alle cure della struttura hanno toccato con mano l’assurdità per certi versi dell’organizzazione anche logistica.
La carenza di personale, l’assenza di professionalità, ambulatori ed apparecchiature che soddisfino le varie richieste di assistenza sono alla base del girone infernale cui un paziente è costretto all’atto dell’ingresso nel Pronto soccorso con saliscendi continui e attese che rischiamo di diventare fonte primaria di ulteriori patologie.
A tutto questo c’è rimedio. A nostro modo di vedere sì.
E’ necessaria riorganizzare la struttura per garantire una maggiore efficienza per fornire servizi all’altezza tenendo conto dei suggerimenti e le difficoltà dei cittadini .